Fairy Oak - La Storia Perduta
In un freddo pomeriggio d’inverno, stanno sfogliando i vecchi ricordi di famiglia.
Così tra una risata e una lacrima, le ragazze ci trasportano ad un anno della loro adolescenza in cui si immersero totalmente in un compito di storia affidato loro dalla nuova insegnante.
Veniamo così riportati indietro di anni e torniamo a camminare tra le vie del villaggio con Vaniglia e Pervinca e tutti i loro amici.
La nostra banda di ragazzi si trova ad affrontare una nuova avventura, un nuovo compito: scoprire le origini di Fairy Oak.
Tra le leggende e storie realmente accadute dovranno dipanare l’enorme matassa di fili che si intrecciano fra loro per arrivare alla verità.
E da dove partire se non dalle origini?
Così li vediamo alle prese con la costruzione dei propri alberi genealogici, con le interviste ad anziani del villaggio e con pomeriggi passati in biblioteca.
E sarà proprio durante questa ricerca che verranno a conoscenza dell’Anno della Balena e della storia perduta di Filarina e Ancora.
Elisabetta Gnone dopo quindici anni riesce a stupirci ancora, niente è cambiato. Il suo stile, sempre chiaro e impeccabile, ci accompagna mano nella mano nella nostra Fairy Oak che, per molti bambini ormai adulti, è stata come una seconda casa. Ci ha riportato nel nostro posto del cuore con semplicità e senza mai annoiare.
“Ogni albero affondava le radici in un groviglio comune di
arterie, in cui il sangue di ciascuno si mescolava a quello degli altri,
arricchendo il terreno di qualità e ricchezza.”
Le nostre radici sono le fondamenta di ciò che siamo.
Se vogliamo comprendere chi siamo è dalle nostre origini che
dobbiamo ripartire.
È pur vero che, tra pregiudizi e stereotipi, avere a che
fare con le proprie origini non è per nulla facile.
Non sono sempre facili da accettare.
La storia della nostra famiglia, dei nostri antenati sono
come le radici di un albero.
Fondamentali per la nostra identità.
Ci sostengono e ci nutrono arricchendo la nostra identità.
Ci aiutano a ricordarci chi siamo.
Senza passato non c’è futuro.
La bellezza di conoscere il nostro passato sta proprio nel
potere non commettere gli stessi errori.
Di poter deviare quella strada che spesso sembra già
scritto.
Di capire chi siamo e decidere chi vogliamo essere.
“La storia perduta” riguarda tutti noi.
Così, finito di leggere il libro, non mi è restato che
prendere il telefono e chiamare mia nonna per farmi raccontare della sua
infanzia e dei suoi ricordi.
Inoltre, sul blog potrete trovare un approfondimento tratto
da questo libro sulla “Horace Mc Crisp”, la scuola frequentata da Vaniglia e
Pervinca.
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