L'occhio più azzurro - Toni Morrison



Il mio primo Toni Morrison.
Il suo primo Toni Morrison.
Credo di essermi innamorata follemente.

La storia è una storia qualunque, ambientata in quell'america che non ha ancora intenzione di superare la differenza razziale.
I protagonisti sono molti ma alla fine sono pochi. Persone qualunque, con storie normali. Ma l'orrore e la colpa sono dietro l'angolo.

Non è un libro da ombrellone, non è un libro leggero nonostante la copertina allegra e colorata, non è un libro da poco nonostante il titolo forse un po' frivolo.

"L'amore non è mai migliore di chi ama. I malvagi amano con malvagità, i violenti con violenza, i deboli con debolezza e gli stupidi in modo stupido, ma l'amore di un uomo libero non è mai sicuro. Non c'è dono per la persona amata. Solo chi ama possiede il suo dono d'amore. Chi è amato viene reciso, neutralizzato, congelato nello sguardo dell'occhio interiore di chi ama."





Trovarsi per le mani questo libro è un enorme regalo.
Principalmente perché i personaggi che ha creato sono veramente interessanti.

In questa recensione potrei parlarvi di uno di loro ma sarebbe veramente riduttivo.

Per capire qualcosa di più di quest’opera, c’è da capire un po’ il contesto in cui si svolge.
Siamo in Ohio, più precisamente a Lorain ed è il 1941.
I neri sono tenuti a distanza e possono solo servire nelle case dei bianchi. Le grandi case che sorgono sul lago Erie.
Le ragazzine che animano questo romanzo sono Pecola, Frieda e Claudia.
Le tre diventerano amiche per sbaglio e sorelle non per scelta.

Insieme affronteranno la città e le persone che gravitano attorno a loro, affronteranno un posto arido di sentimenti e povero di sogni, un posto in cui, per quella primavera, non cresceranno fiori.
Forse piantati troppo a fondo, forse coperti da pietre dello scandalo.

"Ma per scoprire la verità su come muoiono i sogni non si dovrebbe mai credere alle parole del sognatore."

 



Siamo alla fine di questo ciclo di foto, che sicuramente non rendono abbastanza.
Ma ero in ferie e sentivo l’esigenza di concludere questo capitolo, di concludere queste foto. Quindi ho fatto del mio meglio con quello che avevo a mia disposizione.

Quello che troverete in questo libro è un misto di violenza, tristezza, amarezza ma anche gioia, spensieratezza e ingenuità.

È destabilizzante.

Lo è perché il mondo descritto nel libro sembra distante anni luce, ma nonostante ciò, le ragazzine protagoniste sembrano delle ragazzine qualunque, così vicine a noi ma allo stesso tempo così distanti.
È destabilizzante il modo in cui Toni Morrison scrive e racconta questa storia. Sembra tutto molto distante, freddo e poco coinvolto. Sembra tutto far parte di un mondo che non ci appartiene veramente, distante anni luce dalla nostra realtà.
Toni Morrison non si vuole sbilanciare, non vuole fare in modo che il lettore interpreti con il punto di vista dell'autrice quello che realmente è successo, vuole che il lettore interpreti a proprio modo tutta la faccenda, senza sbilanciarsi, senza dare la propria opinione.

Ma alla fine c’è un posto nel libro in cui l’opinione di Toni Morrison e la storia divengono chiari e sono disarmanti.

Ho letto questo libro grazie a @metempsicoso. Che non ringrazierò mai abbastanza per avermi fatta approdare nel mondo di Toni Morrison.
Ho amato questo libro grazie a lei, al suo modo di scrivere, di raccontare e di rimanere superpartes nonostante il suo coinvolgimento palese.

Leggetelo e rendetevi parte di questo universo che, alla fine, non vi sembrerà poi così alieno.

 

“Tutti i libri pubblicati da scrittori afroamericani inneggiavano al “fotti il bianco” o variazioni sul tema. L’altra cosa che dicevano è “Bisogna affrontare l’oppressore!”. Lo capisco. Ma non vuol dire che si debba guardare il mondo con i suoi occhi. Io non sono uno stereotipo. Per cui, quando la gente diceva “nero è bello”… Ah, sì? Chi dice il contrario? Quello che tentavo di dire con L’occhio più azzurro era: un attimo, ragazzi. C’è stato un tempo in cui nero non era bello. E voi stavate male”.



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