La pietra per gli occhi - Roberto Tiraboschi
Dopo aver letto “I ragazzi della Nickel” ho avuto seri problemi di lettura. Qual libro mi ha lasciato una cicatrice dentro che non è proprio facile da far rimarginare.
Perciò, mentre mi riprendo dal blocco del lettore, riprendendo in mano un libro che non riesco terminare (evviva il masochismo), riesumo un libro che mi è piaciuto veramente molto.
"La pietra per gli occhi" è un giallo un po’ diverso, un libro che riuscirà a tenervi incollati alle pagine senza difficoltà.
Il protagonista è un giovane monaco amanuense dell’Abbazia di Bobbio, Edgardo D’Arduino. Il monaco giunge in città alla ricerca di un rimedio per la sua salute: sta diventando cieco a causa di una malattia. Logicamente, un amanuense cieco, non è un amanuense e Edgardo arriva in città alla ricerca di una pietra che, secondo alcuni testi, potrebbe salvare la vista del monaco.
Edgardo arriverà a Venezia, entrerà nel mondo dei fiolari, conoscerà le ansie e le tragedie di chi si trova incastrato in una serie di omicidi. Metterà in discussione sé stesso, viaggerà per una città che piano piano diventerà sua, incontrerà persone, conoscerà nuovi mondi e nuove culture.
Riuscirà a scoprire chi è l’assassino dei fiolari?
Altra importante protagonista di questo libro è Venezia.
La mia bella città, nel 1106 non era quello che ho imparato ad amare io ora.
Era una città alle origini, un insieme di isole fangose dove la popolazione era pressoché impegnata a sopravvivere più che a governare i mari.
I palazzi, le chiese, i mosaici, i nobili, la Serenissima, non erano ancora giunti alla luce, ma ciò nonostante, Venezia era già piena di quella magia.
Murano non era ancora l’isola del vetro e i fiolari, i vetrai dell’epoca, non avevano ancora scoperto le dosi perfette per creare un vetro soffiato trasparente come cristallo.
La lotta quotidiana fra i fiolari era per la sopravvivenza del proprio forno, per la velocità di riuscita di nuove tecniche, per chi consegnava ordini più cospicui.
Edgardo cammina fra calli fangose e maleodoranti, senza pavimentazione, i bellissimi campi sono ancora piccole coltivazioni, i ponti non esistono e per girare per la laguna il sandalo è il mezzo più adatto.
Leggere di Venezia in questo libro vi aiuterà ad amarla ancora di più: una realtà unica e irripetibile che vi mostra uno scorcio nuovo ad ogni angolo.
Eccoci con la terza e ultima foto della copertina di questo libro.
“La pietra per gli occhi” mi è piaciuto, è scritto molto bene, con un lessico adeguato e mai scontato.
Leggetelo, vi immergerete in una Venezia che non riconoscerete, avrete a che fare con arti e mestieri che si sono persi nel tempo, incontrerete persone che renderanno il vostro viaggio avventuroso.
Il giallo, il crimine, racchiuso in questo libro è emozionante, i colpi di scena non mancano e il finale non è per nulla scontato.
Ci tengo a sottolineare che, più che un giallo, è un viaggio introspettivo, un libro in cui il Edgardo, il nostro protagonista, avrà modo di conoscere e riconoscere sé stesso, grazie agli incontri che farà, ai luoghi che visiterà e alle cose non programmate che gli capiteranno.
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