Fidanzati dell'inverno - Christelle Dabos
Ofelia è una ragazza goffa, bassa, trasandata.
Non ama la gente, preferisce gli oggetti.
Degli oggetti può capire tutto: chi li ha costruiti, chi li ha maneggiati, chi li ha regalati.
Ofelia sa anche attraversare gli specchi: può passare da un luogo ad un altro attraverso gli specchi purché abbia visto precedentemente quel luogo e che in quel luogo ci sia uno specchio sufficientemente grande per essere attraversato da un uomo.
Hanno deciso per lei un matrimonio che non desidera, ma deve sottostare a regole già scritte molto più grandi di lei.
Troverà sé stessa in un luogo diverso da casa, lontana dagli affetti e dagli oggetti che tanto ama.
"Leggere un oggetto significa dimenticare un po’ se stessi per fare posto al passato di un altro, mentre attraversare gli specchi significa affrontare se stessi.”
Thorn è freddo.
Freddo come il posto da cui arriva.
La sua espressione sempre imbronciata, il suo tono sempre sul fare dell’accusatorio, fanno di lui un uomo austero.
È alto, molto alto, e ha un fisico longilineo e filiforme. È inavvicinabile.
Non fa trasparire emozioni, non fa trasparire opinioni.
È l’altra faccia di un matrimonio organizzato, voluto ma non desiderato.
Un po’ come lui, figlio di una famiglia che non lo voleva.
“Non siete fatta per il luogo in cui vi sto portando. Se mi venite dietro non supererete l’inverno.”
Anima è un’arca. Un pezzo di mondo legato agli oggetti.
Il Polo è un’arca. Un pezzo di mondo legato al freddo.
Nate dopo la Lacerzione, sono luoghi senza tempo e senza spazio.
Gravitano nell’universo come palloncini dispersi nel cielo.
Popoli diversi le abitano, con caratteri forgiati dal territorio, con poteri innati adeguati all’ambiente.
E poi ci sono gli spiriti di famiglia che governano nella loro immortalità le arche.
Artemide vive solo il passato, immobile nei suoi innumerevoli anni di vita.
Faruk gode dei piaceri terreni, volubile e capriccioso.
Arche guidate da spiriti immortali, ferme nel tempo e immobili nello spazio.
“Lo spirito di famiglia non riconosceva mai nessuno. Da un pezzo non si preoccupava più di memorizzare le facce della sua discendenza, volti troppo effimeri per quella dea senza età."
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